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COME AIUTARE TUO FIGLIO NELLO STUDIO


Studiare non è tra le attività preferite dei bambini per questo i genitori devono saper ricorrere a strategie di motivazione per lo studio, senza arrivare all'imposizione autoritaria. Per prima cosa è importante non vivere il successo scolastico dei propri figli come una prova del buon genitore. Non è utile obbligare il proprio figlio a studiare o, ancor peggio, gridargli contro, questo non fa che associare lo studio ad un’esperienza negativa. Pertanto è importante che la comunicazione incoraggi il bambino o l’adolescente a studiare. La motivazione del proprio figlio nello studio si può esplicare in vari modi, ad esempio, dando premi o ricompense per i risultati, vale a dire, ricompensando lo sforzo con un regalo o con qualcosa che il figlio desidera. È bene anche che il tuo figlio abbia esempi nei quali riflettersi e nei quali riuscire a vedere il lato positivo di studiare. Qui è importante vedere le attività intellettuali nella famiglia, negli amici, ecc. E’ importante anche prestare attenzione alle altre attività necessarie per lo sviluppo e la crescita del figlio come lo Sport, il gioco la socialità, neppure la vita di un genitore è fatta solo di lavoro! Come dice Giuseppe Franco, possiamo individuare delle regole basi per aiutare i figli nello studiare.

1.CREARE UN AMBIENTE IDONEO

Individuare il luogo migliore dove studiare allontana dalle tentazioni. E’ importante individuare con il proprio figlio la stanza dedicata allo studio, aiutarlo ad organizzare gli spazi, sempre nel rispetto dell’individualità del figlio e non secondo i criteri del genitore.

2.QUALI OBIETTIVI

Per motivare è sempre importante darsi degli obiettivi. Per fare ciò è però importante che il genitore si confronti con i docenti, affinché possa viaggiare sulla loro stessa linea, per avere continuità tra scuola e casa; ma soprattutto per essere obiettivo nella scelta degli obiettivi. E’ importante quindi avere informazioni sul programma di studio, sull’andamento dell’apprendimento e sulle aspettative dei docenti nei confronti del proprio figlio.

3. CHI FA I COMPITI?

Capita spesso che i genitori, soprattutto nei primi anni di scuola si sostituiscano ai figli nello svolgimento dei compiti, quando questi incontrano delle difficoltà. E’ importante aiutare il proprio figlio quando viene richiesto e, soprattutto, mai sostituirsi a lui! Questo è possibile grazie a domande che lo aiutino a ridimensionare la difficoltà, ridefinirla e trovare la soluzione. Esempio: Cosa non riesci a fare? Quale parte hai capito? Come ci sei riuscito?

4. DIVIETO DI CONFRONTO

Molti genitori utilizzano il confronto con i compagni come spinta motivazionale per far impegnare di più i figli. In realtà frasi come “Francesco è più bravo di te!” o “ Sai la figlia della mia collega riesce a finire tutti i compiti in due ore, non come te che ci impieghi tutto il pomeriggio!” non aiutano i ragazzi, anzi ne minano l’autostima e la motivazione a impegnarsi per migliorare. Si può far ricorso a spiegazioni su come lo studio può essere utile per il futuro.

5.RICOMPENSE POSITIVE

Concedere libertà o premi (motorino, cellulare nuovo) per risultati ottenuti nello studio, ha efficacia ma solo a breve termine. E’ importante trovare il giusto equilibro, che permetta ai figli di comprendere l’importanza di studiare in primis per se stessi e non per altri. Questo può avvenire sottolineando i suoi comportamenti responsabili nello studio, al di là del risultato. “Sei rimasto a studiare fino a tardi, rinunciando all’uscita con gli amici” “Vedo che sei riuscito a finire gli esercizi in poco tempo, bravo!”

6. DIALOGO

Il dialogo con i propri figli è utile non solo per motivarlo allo studio, ma per aiutarlo nella sua crescita in generale. Nello specifico dello studio è importante interessarsi di come vive la scuola in generale, e non solo sui voti ottenuti o sui compiti che deve fare. Quindi il dialogo dovrebbe puntare a conoscere anche i suoi vissuti emotivi a scuola, le sue relazioni. Stimolarlo a un dialogo costruttivo con i compagni e gli insegnanti, chiedendo, per esempio, spiegazioni quando non capisce.

Dott.ssa Fabiola Pasetti

Psicologa

Specializzanda in Psicoterapia Sistemico Relazionale

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